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Riscattare la laurea significa far valere gli anni universitari come periodo di anzianità contributiva ai fini pensionistici. L’opportunità di farlo è stata ulteriormente incentivata dalla possibilità, in presenza di specifici presupposti, di riscattare la laurea a condizioni agevolate. Conviene davvero approfittarne?
Chi può riscattare la laurea? Con quali costi?
Innanzitutto, occorre precisare che per poter riscattare gli anni universitari occorre che vengano soddisfatte due condizioni:
- Aver conseguito la laurea (chi ha frequentato anche a lungo l’università senza averla conseguita non può farlo);
- Non possedere contribuiti lavorativi negli stessi anni (chi ha versato contributi lavorativi durante il corso di laurea non può riscattare quegli anni essendo già provvisti di copertura INPS)
Il riscatto ordinario prevede il pagamento di contributi rapportati al proprio imponibile annuo ai fini INPS al quale si applica l’aliquota di riferimento (33% per i dipendenti, 24% per gli autonomi, 25,72% per la gestione separata e così via). Gli oneri versati sono deducibili dal reddito da parte dell’interessato.
Oltre al riscatto ordinario, l’INPS prevede anche il riscatto agevolato che consente, solo ai lavoratori appartenenti al sistema contributivo (ovvero a chi ha iniziato a lavorare dal 1996) di pagare un contributo fisso annuale pari a 5.265 euro per ogni anno di università. Questa agevolazione ha spinto molti a valutare l’opportunità di riscattare gli anni di laurea. Conviene davvero farlo sfruttando le condizioni agevolate?
Conviene riscattare la laurea?
La risposta corretta a domande complesse molto frequentemente è: dipende. Innanzitutto, occorre domandarsi, a fronte di un esborso immediato certo, qual è il fine che si intende perseguire. Volendo schematizzare, gli obiettivi di chi pensa di riscattare la laurea possono essere due:
- anticipare la data di pensionamento;
- aspirare ad un assegno pensionistico più elevato rispetto a quello a cui si avrebbe avuto diritto in mancanza del riscatto.
Dunque, per valutare la convenienza a riscattare gli anni di laurea, occorre preliminarmente domandarsi per quale motivo si intende farlo: per andare in pensione prima? Oppure per avere un assegno pensionistico più ricco? Solo dopo aver risposto a questi quesiti è possibile valutare in concreto la convenienza al riscatto.
Obiettivo: anticipo del pensionamento.
Per coloro che hanno come obiettivo l’anticipo del pensionamento, occorre considerare che i principali modi per andare in pensione sono due: per età (pensione di vecchiaia) o per anzianità contributiva (pensione anticipata). Per il 2021 (se si esclude l’opzione di quota 100 che è destinata ad essere superata) il requisito di età per l’accesso alla pensione di vecchiaia è di 67 anni, mentre l’anzianità contributiva per quella anticipata è di 41 anni e 10 mesi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini, indipendentemente dall’età. Solo i lavoratori che hanno iniziato a versare i contributi dopo il 31 dicembre 1995 possono conseguire il diritto alla pensione anticipata al compimento dei 64 anni in presenza di almeno 20 anni di contribuzione ed una prima rata di pensione non inferiore a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale.
Dunque, solitamente chi va in pensione per età è chi ha iniziato a lavorare tardi. Al contrario, chi può smettere di lavorare per aver raggiunto la necessaria anzianità contributiva ha iniziato a lavorare da giovane ed ha proseguito a farlo senza interruzioni. Pertanto, il riscatto della laurea consente di anticipare la data del pensionamento solo a chi ha iniziato a lavorare molto precocemente.
La tabella sotto, che riporta una simulazione di Progetica per l’inserto economico del Corriere della Sera, evidenzia l’eventuale vantaggio derivante del riscatto di 5 anni di laurea per uomini e donne in base all’età.
Dai requisiti indicati in tabella, si deduce che il riscatto della laurea consente di anticipare con certezza il momento della pensione solo a chi ha iniziato a lavorare entro i 25 anni. Al contrario, per chi ha iniziato a lavorare oltre i 30 anni, il riscatto non serve ad anticipare ed in alcuni casi potrebbe addirittura posticipare la data di pensionamento. Per tutti gli altri, ovvero per chi ha iniziato a lavorare tra i 25 ed i 30 anni, il beneficio è solo parziale. Dunque, chi intende riscattare la laurea per anticipare il momento del pensionamento ha un beneficio tangibile solo se si è laureato nei tempi previsti ed ha iniziato a lavorare subito dopo la laurea.
Obiettivo: assegno pensionistico più elevato.
Coloro che hanno l’obiettivo di incrementare l’assegno pensionistico con il riscatto della laurea dovrebbero valutare l’impatto che i contribuiti versati potrebbero avere sull’importo della pensione. Per farlo occorre ricordare che tutti i contributi versati all’INPS, per chi è nel sistema contributivo, vengono rivalutati in base all’andamento dell’economia italiana considerando la media del PIL nei cinque anni precedenti. Dunque, chi riscatta la propria laurea, deve essere consapevole che i propri contributi, che verranno trasformati in rendita al momento del pensionamento, si rivaluteranno ad un tasso che negli ultimi anni è stato molto basso, così come la crescita del PIL italiano, intorno all’1% reale. Discorso differente per chi dovesse optare per il riscatto ordinario per gli anni di laurea antecedenti il 1996, in quanto la quota di pensione relativa finirebbe per essere calcolata con il metodo retributivo.
Come si può osservare dalle tabelle esemplificative riportate sotto e tratte sempre dalle simulazioni di Progetica per il Corriere della Sera, in alcuni casi il riscatto agevolato porta paradossalmente, a fronte dell’esborso attuale, addirittura ad una riduzione dell’assegno pensionistico. Ad esempio, il 49enne con riscatto agevolato che ha iniziato a lavorare nel 1996 o, in maniere ancora più marcata, il 55enne che ha iniziato a lavorate fra il 1990 ed il 1992 rischiano di percepire una pensione più bassa!
Poiché i benefici finanziari sono in molti casi assai limitati, per coloro che vogliono integrare il loro futuro assegno pensionistico, la previdenza integrativa può essere un’opzione da considerare, sia perché lascia la libertà di scegliere dove investire i propri risparmi, sia perché consente ugualmente la deducibilità dei versamenti fino ad un massimo di 5.164,57 euro all’anno. Inoltre, pur considerando i rischi insiti in investimenti di tipo finanziario, per coloro che appartengono al sistema contributivo, il rendimento reale dei capitali accumulati in un fondo pensione dovrebbero ragionevolmente essere in grado di superare nel lungo periodo il rendimento reale del PIL al quale vengono capitalizzati i contributi versati nel fondo pensione.
Conclusioni
Il riscatto della laurea, sebbene richieda valutazioni individuali attente e personalizzate, in generale appare essere un’opzione conveniente solo per limitate categorie di lavoratori. Coloro che hanno iniziato a lavorare precocemente potrebbero trarre beneficio anticipando la data di pensionamento, ma accettando una pensione mediamente più bassa in caso di opzione per il riscatto agevolato. Quest’ultimo, pur essendo meno oneroso, sembra offrire benefici assai limitati e solo per alcune categorie di lavoratori: il risparmio di oggi potrebbe addirittura comportare una rendita complessiva domani più bassa e in molti casi potrebbe essere meglio orientato verso fondi pensione aperti o quelli chiusi della categoria lavorativa alla quale si appartiene.

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