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Immaginate di depositare dei soldi nella vostra banca o che lo Stato tedesco vi chieda del danaro in prestito. Probabilmente la prima cosa che fareste è chiedere: quanto ci guadagno? E se scopriste che per prestare dei soldi dovete pagare?

In realtà questo è proprio quello che succede ormai da tempo con la Germania e da poco con la maggior parte dei titoli di Stato dei paesi sviluppati. Alcuni economisti prevedono che in un futuro prossimo potrebbe accadere lo stesso anche per i soldi depositati sui conti correnti. Quelli che seguono sono i “rendimenti” che ad inizio novembre hanno realizzato coloro che hanno investito in titoli di Stato dei principali paesi sviluppati differenziati per durata del prestito:

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Sì, avete letto bene: per prestare 100.000 euro alla Germania per 5 anni occorreva pagare circa 770 euro all’anno, ovvero 3.850 euro in tutto. Per quanto possa apparire assurdo, ogni giorno milioni di investitori sono disposti a pagare per prestare il loro denaro e tra questi forse ci siete inconsapevolmente anche voi, magari tramite il fondo comune di investimento che avete sottoscritto negli ultimi anni.

Come si spiega tutto ciò? A scuola, e poi più tardi all’università, la prima cosa che ti insegnano è che l’interesse è la remunerazione che spetta a chi presta un capitale per un certo periodo di tempo e che questa è una regola di base del sistema capitalistico. Ed allora come è possibile che per prestare dei soldi si debba pagare invece di ricevere una remunerazione?

Per spiegarlo occorre richiamare alla memoria la grande crisi finanziaria del 2008 e la necessità di far ripartire l’economia mondiale. Le banche centrali di tutto il mondo, ispirandosi alle note teorie del premio Nobel per l’economia Milton Friedman e alla sua celebre immagine di un elicottero che sparge soldi dal cielo per farli finire nelle tasche dei consumatori, hanno iniziato a stampare moneta e ad immetterla sul mercato. Per farlo hanno utilizzato un modo più discreto: se di notte stampavano moneta, di giorno utilizzavano quella stessa moneta per acquistare titoli di Stato ed in questo modo la immettevano sul mercato: compro titoli ed in cambio pago con la moneta che ho stampato. Tutto ciò nella speranza che questa moneta, finendo nelle tasche di imprese e consumatori, potesse favorire la ripresa economica.

Poiché l’economia stentava a ripartire, la moneta stampata è stata così tanta, e la quantità di titoli da acquistare talmente elevata, da far salire alle stelle i prezzi dei titoli, spingendo in basso i loro rendimenti. Per la nota legge della domanda e dell’offerta, la quantità di denaro è diventata tanta da rendere il suo costo bassissimo.

Per arrivare ai tassi negativi occorre aggiungere un ulteriore tassello: la paura. L’incertezza per il futuro, unita alla bassa propensione al rischio, hanno spinto imprese e consumatori, anziché a spendere ed investire i soldi, a conservarli per motivi precauzionali. Immaginate per un momento di avere una certa disponibilità di denaro e per paura del futuro di iniziare a conservarne a casa una quantità crescente: prima o poi il denaro diventerà tanto da essere pericoloso tenerlo a casa. E se arrivassero i ladri a portarlo via? A questo punto depositarlo in una cassetta di sicurezza potrebbe avere un senso, così come pagare per questo servizio di custodia. Ed allora, se tutti noi siamo disposti senza grandi problemi a pagare per depositare in una cassetta di sicurezza i nostri soldi o i gioielli più preziosi, perché ci dovremmo meravigliare di essere disposti pagare Paesi solidi come la Germania per “custodire” gelosamente il nostro denaro?

L’enorme disponibilità di moneta immessa sul mercato dalle banche centrali, unita alla paura di spendere ed investire per l’incertezza del futuro hanno spinto i tassi così in basso da renderli negativi, soprattutto per i Paesi e in generale i debitori ritenuti più solidi. Ecco spiegato l’apparente nonsenso dei tassi negativi!

Un’ultima considerazione: negli ultimi mesi i debitori più solidi sono diventati così onerosi da spingere gli investitori, pur di pagare poco o per ricevere almeno un minimo di remunerazione, a prestare i loro soldi anche a debitori meno affidabili. Ciò sta facendo progressivamente, ma inesorabilmente, crescere il rischio degli investimenti in prestiti. Cosa accadrebbe se non dovessimo uscire rapidamente dalla crisi o alcuni debitori dovessero fallire? Ma questa è un’altra storia e richiede altre risposte.