A tre anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, avvenuto alla fine di febbraio del 2022, può essere utile analizzare quello che è successo ai mercati finanziari per cercare di trarre insegnamenti dal passato ed orientare consapevolmente le scelte future. Tre anni sono un periodo sufficientemente lungo per effettuare riflessioni non condizionate dagli accadimenti di breve termine e il conflitto fra Russia ed Ucraina rappresenta certamente l’evento geopolitico di maggiore rilevanza attuale e del recente passato. Le guerre vengono generalmente considerate dagli economisti degli shock esogeni, ovvero eventi esterni al sistema economico che ne influenzano in modo rilevante l’andamento. Negli ultimi anni abbiamo sperimentato un altro grande evento che può essere considerato un esempio di shock esogeno per l’economia mondiale: la pandemia da Covid. Cosa è successo all’economia ed ai mercati finanziari nei tre anni successivi all’inizio del conflitto in Ucraina? Quali scelte di portafoglio sono risultate le più efficaci?
Ipotizziamo che un investitore il 25 febbraio 2022, il giorno dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si sia fermato a riflettere su come gestire al meglio i propri investimenti e che, essendo venerdì, si sia concesso l’intero fine settimana, in cui i mercati finanziari sono chiusi, per riflettere sul da farsi, valutare i primi accadimenti bellici e le conseguenti reazioni politiche. Supponiamo che, convintosi della delicatezza della situazione, lunedì 28 febbraio abbia deciso di dimezzare la quota di azioni USA e di liquidare tutta la quota di azioni europee in portafoglio, considerando che l’Europa sarebbe stata l’area economica maggiormente impattata dalla guerra. Ipotizziamo che lo stesso investitore, per proteggere al massimo i propri risparmi, abbia utilizzato i soldi rivenienti dalla vendita delle azioni per acquistare titoli di stato tedeschi e statunitensi. Tre anni dopo, con la guerra ancora in corso sebbene nella speranza di un accordo a breve, queste scelte apparentemente ragionevoli sono risultate quelle corrette?
Il grafico sotto mostra quello che è realmente accaduto da allora a ieri alle borse europee (in blu), a quella statunitense (in giallo), ai titoli di stato tedeschi (in rosso) ed a titoli di stato statunitensi (in grigio). Come si può osservare, sebbene dopo la prima settimana le scelte effettuate siano risultate corrette (le borse europee persero circa il 10% del loro valore nella settimana successiva), tre anni dopo le cose sono molto diverse. Le borse europee sono circa il 35% sopra i livelli del 24 febbraio 2022, quella statunitense circa il 63% sopra, mentre i titoli di stato tedeschi hanno una quotazione che è ancora inferiore di circa il 10% a quella di tre anni fa e quelli Usa appena il 3% sopra.
Il motivo per cui i titoli di stato hanno performato così male è noto a molti: il più forte e repentino rialzo dell’inflazione degli ultimi 50 anni ha spinto le Banche Centrali di tutto il mondo ad alzare i tassi e ciò ha fatto rapidamente salire i rendimenti dei titoli obbligazionari, a livelli tali da non consentire alle cedole di compensare la perdita di valore degli stessi. Al contrario, le principali economie sviluppate non sono finite in recessione come molti temevano e dopo i problemi iniziali legati all’incertezza geopolitica e alla crescita dei costi di finanziamento, il mondo ha continuato a crescere e soprattutto l’economia Usa lo ha fatto a ritmi sostenuti.
Ecco allora 3 lezioni dal passato che possono esserci utili per il futuro:
- l’andamento dei mercati è spesso imprevedibile ed anche scelte apparentemente di buon senso e adeguate al contesto possono rivelarsi errate qualche anno dopo;
- muoversi frettolosamente e sulla base delle comprensibili ansie del momento può rappresentare un grave errore;
- mantenere un portafoglio diversificato è sempre una scelta premiante nel medio-lungo periodo (e spesso anche nel breve).
Un’ultima riflessione: quale sarebbe stato il momento migliore per rientrare sul mercato azionario europeo per chi ne fosse uscito all’inizio della guerra? Come si può osservare dal grafico, l’inizio di ottobre 2022, ovvero quando l’inflazione continuava a crescere e sembrava ormai fuori controllo, le previsioni economiche stimavano una recessione imminente o almeno un fortissimo rallentamento economico in Europa per il 2023, le prospettive belliche erano quelle di un conflitto Russo-Ucraino che si sarebbe fatto più intenso e cruento, le forniture energetiche europee avrebbero potuto essere insufficienti a superare l’inverno. Portafogli efficienti, ben diversificati e coerenti con i propri obiettivi di investimento sono la chiave del successo finanziario più che la presunta capacità di prevedere il futuro. Di tutto ciò se ne ricorderanno gli investitori alla prossima crisi?

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