Alla vigilia delle elezioni presidenziali Usa sono arrivati i nuovi dati del dipartimento del Commercio statunitense che certificano un’economia che continua a correre: il PIL è aumentato al tasso annualizzato del 2,8% nel terzo trimestre 2024, valori che l’Europa può permettersi solo di sognare, mentre la disoccupazione è poco sopra il 4%, ovvero su livelli ritenuti ottimali. Nel frattempo, l’inflazione continua a scendere verso l’obiettivo del 2% posto dalla Banca Centrale americana e dovrebbe raggiungere questo livello nel 2025. Nonostante questo scenario quasi idilliaco, la maggior parte degli americani, circa 6 su 10 secondo i sondaggi più recenti, descrivono l’andamento dell’economia come abbastanza o molto negativo. Per questo motivo i temi economici avranno probabilmente un peso rilevante sul risultato delle elezioni. Quali le ricette dei due candidati? Quali le possibili conseguenze sull’economia statunitense e su quella mondiale? Per quale candidato tifano i mercati finanziari e quali le conseguenze sui differenti settori economici?
Le ricette di Kamala Harris
Le proposte economiche della Harris si muovono nel solco di quelle poste in essere dall’attuale presidente Biden, sebbene da un punto di vista della comunicazione la candidata abbia preferito sottolineare le differenze con l’attuale presidente, visto che gli americani percepiscono come negativo l’andamento dell’economia. La candidata democratica propone di:
- aumentare le tasse per i cittadini con redditi più alti e per le imprese, in modo da finanziare programmi sociali ed investimenti in infrastrutture;
- espandere i programmi di welfare a favore dei meno abbienti ed aumentare i crediti di imposta per le famiglie a basso reddito;
- promuovere la crescita attraverso investimenti pubblici in infrastrutture, puntando a favorire le energie rinnovabili e le tecnologie verdi.
Le ricette di Donald Trump
Le proposte economiche di Trump si muovono in direzione diversa e riguardano prevalentemente la politica fiscale e quella commerciale internazionale. Il candidato repubblicano propone di:
- mantenere basse le aliquote fiscali delle imprese e di ridurre le tasse per i redditi più alti, nella convinzione che questo possa favorire la crescita economica;
- incrementare i dazi, in primo luogo sui beni importati dalla Cina, ma anche su quelli provenienti da altri paesi “amici” come quelli europei, in modo da proteggere le imprese statunitensi e favorire l’occupazione americana;
- dare nuovo impulso al settore petrolifero e minerario, ma anche ridurre nuovamente i livelli di regolamentazione del settore finanziario che sono stati elevati da Biden dopo il fallimento di alcune banche.
In cosa si assomigliano le proposte dei due candidati
Qualunque sia il vincitore delle prossime elezioni presidenziali, i rapporti commerciali con la Cina dovrebbero rimanere tesi: il gigante asiatico è visto come il maggiore antagonista economico degli Stati Uniti ed è probabile che verranno comunque attuate nei suoi confronti politiche caratterizzate da elevati dazi commerciali e si tenterà di limitare il “furto” di tecnologia statunitense. Entrambi i candidati non hanno posto particolare attenzione al problema dell’elevato deficit pubblico e a come contenerlo in futuro: da un lato le proposte di spesa pubblica della Harris incrementerebbero le uscite prospettiche, dall’altro i tagli alle tasse di Trump ridurrebbero le entrate fiscali. Le proposte del candidato repubblicano destano maggiore preoccupazione per la salute del bilancio statale, ma è evidente a tutti gli economisti che quello dell’equilibrio delle finanze pubbliche sia una delle maggiori sfide dell’economia statunitense.
Quale proposta economica preferiscono gli economisti ed i mercati finanziari
Non è evidentemente possibile rispondere in maniera univoca a queste domande, poiché anche gli economisti tendono ad essere condizionati dalle proprie “ricette” economiche e dalle inevitabili opinioni politiche. Molti economisti criticano le proposte più estreme di Trump, soprattutto per quanto riguarda la prospettiva di dazi commerciali elevati ed indiscriminati. Infatti, la teoria economica è concorde nel ritenere che l’utilizzo di dazi generalizzati abbia effetti negativi, sia riducendo la crescita economica che favorendo il rialzo dell’inflazione. In sostanza, anziché preservare il lavoro ed il reddito, nel medio periodo i dazi finiscono per impoverire i lavoratori ed indebolire l’economia. Quanto ai mercati azionari, che ormai corrono da mesi sostenuti dalle grandi aziende tecnologiche (si veda il grafico sotto dell’andamento del principale indice della borsa americana) le opinioni sono più articolate.
Indice S&P 500 (grafico)
Sintetizzando i due programmi in maniera estrema, con Trump avremmo più crescita nel breve termine, mentre con Harris maggiore sostenibilità nel lungo termine. Se gli economisti tendono ad avere orizzonti di più lungo periodo, è probabile che i mercati possano ragionare con un’ottica di più breve termine, tanto più che il programma democratico propone un incremento della tassazione sulle società dal 21% al 28% ed il raddoppio dell’aliquota fiscale sugli utili realizzati all’estero. Quanto ai settori economici, quelli più votati alla transizione energetica ed il settore delle infrastrutture dovrebbero essere favoriti dall’elezione della Harris, mentre i settori petrolifero, minerario, automobilistico ed il settore bancario potrebbero essere favoriti da un’elezione di Trump, viste le sue politiche meno rispettose dell’ambiente e più votate alla deregolamentazione. Per quanto riguarda i mercati obbligazionari, le proposte politiche di Trump sono più temute di quelle di Harris: la minore preoccupazione per la spesa pubblica e i dazi che potrebbero favorire una risalita dell’inflazione, potrebbero far crescere nuovamente i tassi di interesse con un impatto negativo sulle quotazioni dei titoli.
Le conclusioni
Mentre Kamala Harris punta su un approccio più inclusivo e sostenibile, con maggiore attenzione al welfare ed agli investimenti verdi, Donald Trump si concentra su politiche protezionistiche e riduzioni fiscali. Entrambi i programmi hanno i propri punti di forza e di debolezza. In passato i mercati sembrano aver gradito le ricette meno estreme e ciò dipenderà non solo da chi verrà eletto come presidente, ma anche dalla composizione del congresso americano che sarà determinato dalle prossime elezioni. La scelta tra le due proposte dipenderà principalmente dalle priorità e dalle visioni economiche di ciascun elettore, ma sarà il futuro a rivelare se l’approccio del candidato vincente continuerà a garantire prosperità all’economia statunitense ed indirettamente anche all’intera economia mondiale.

Consulente Finanziario a Napoli. Ti aiuto a fare le scelte finanziarie più efficaci in base ai tuoi progetti di vita.