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L’ultimo “World Economic Outlook” del Fondo Monetario Internazionale (FMI) conferma quello che tutti ormai sanno: la crescita economica mondiale è destinata a rallentare a causa delle tensioni commerciali internazionali e della crescente incertezza politica. Il suo titolo, “Una congiuntura critica in mezzo ai cambiamenti politici”, ne sintetizza in maniera efficace i contenuti. Quali sono le previsioni aggiornate sulla crescita economica globale e delle varie nazioni? Quali i principali rischi all’orizzonte e le raccomandazioni di politica economica per affrontare le sfide future? Vediamo le previsioni e le ricette degli economisti dell‘FMI.

 

La crescita economica globale è in rallentamento

La crescita globale è stata rivista al ribasso rispetto alle previsioni di gennaio 2025, il tasso crescita previsto per quest’anno è del 2,8%, in calo rispetto al 3,3% del 2024. Le tensioni commerciali, in particolare i dazi imposti dagli Stati Uniti che sono stati portati a livelli mai visti in un secolo, ed un contesto politico altamente imprevedibile stanno pesando sull’attività economica mondiale ed avranno un probabile effetto di rallentamento della crescita. I grafici sotto illustrano le proiezioni di crescita mondiali e delle varie aree del mondo. Gli Stati Uniti sembrano essere i più penalizzati dallo scenario di tensioni commerciali e instabilità politica di cui sono i principali artefici.

La tabella che segue dettaglia i tassi di crescita attesi per le varie nazioni. L’India si conferma il paese a più alta crescita attesa nel 2025, il Messico il paese con il maggior rallentamento a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump. L’Area Euro dovrebbe crescere su livelli contenuti e vicini all’1%. La Germania rimarrà a tassi prossimi allo zero. L’Italia è prevista in crescita dello 0,4% quest’anno e dello 0,8% nel prossimo.

 

Inflazione e politiche monetarie

L’inflazione globale continua a diminuire, ma ad un ritmo più lento del previsto. Questo è dovuto a politiche monetarie divergenti, alle prospettive di tensione sui prezzi legate ai dazi ed a un contesto di mercato altamente imprevedibile. Le banche centrali stanno cercando di bilanciare la stabilità dei prezzi con la necessità di stimolare la crescita economica: se l’atteso rallentamento economico spinge verso un ribasso dei tassi in grado di mitigare questa tendenza e stimolare l’economia, le possibili future tensioni sui prezzi consigliano una maggiore cautela per ridurre i rischi di inflazione. Più in generale, secondo l’FMI, il cambiamento delle politiche potrebbe portare ad un brusco inasprimento delle condizioni finanziarie globali e a deflussi di capitale, con un impatto particolare sui mercati emergenti.

Il livello di inflazione mondiale atteso per il 2025 ed il 2026 è pari rispettivamente al 4,3% ed al 3,6% dal 5,7% del 2024.  In Europa il tasso di inflazione dovrebbe stabilizzarsi intorno al 2%, mentre negli Usa l’effetto dazi dovrebbe mantenere l’inflazione più vicina al 3%. Per quanto riguarda l’Italia, il FMI prevede un incremento dei prezzi pari all’1,7% quest’anno e al 2% nel 2026. Il grafico sotto evidenzia le tendenze inflattive di alcune aree economiche a partire dal 2000.

Le raccomandazioni politiche: focus su invecchiamento e migrazioni

Il FMI sottolinea l’importanza di promuovere un ambiente commerciale stabile e prevedibile, rafforzando la cooperazione internazionale. Una particolare attenzione è rivolta alle implicazioni globali dell’invecchiamento della popolazione, la cosiddetta “ascesa dell’economia dell’argento”, un modo gentile di guardare alla crescita costante dell’età media della popolazione. Nel report si sottolinea l’importanza delle politiche che supportano un invecchiamento sano, che aumentano la partecipazione alla forza lavoro tra le persone anziane e colmano i divari di genere. Con queste strategie, i paesi possono sfruttare il potenziale dell’economia dell’argento per aumentare la crescita e migliorare le entrate fiscali.

Il FMI dedica particolare attenzione anche ai flussi migratori e di rifugiati, diventati un appuntamento fisso del dibattito pubblico. Politiche migratorie più severe possono deviare i flussi di persone verso nuove destinazioni. Queste economie possono sperimentare sfide a breve termine a causa di tensioni sui servizi locali, ma alla fine possono trarre vantaggio a lungo termine in quanto la crescita della produttività può essere favorita con una buona integrazione di migranti e rifugiati.

 

Conclusioni

Dopo aver sopportato una serie prolungata e senza precedenti di shock, l’economia globale sembrava essersi stabilizzata, con tassi di crescita costanti sebbene non elevati. Tuttavia, il panorama è recentemente cambiato: le incertezze sono salite a nuovi massimi ed i governi di tutto il mondo stanno riordinano le priorità politiche.Secondo il FMI, in questo scenario la crescita globale dovrebbe diminuire e i rischi al ribasso si intensificheranno con il dispiegarsi dei principali cambiamenti politici. In questo momento critico, i paesi dovrebbero lavorare in modo costruttivo per promuovere un ambiente commerciale stabile e prevedibile e facilitare la cooperazione internazionale, affrontando al contempo le lacune politiche e gli squilibri strutturali a livello nazionale. Ciò contribuirebbe a garantire la stabilità economica sia interna che esterna. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta alle politiche di promozione di un invecchiamento sano e che favoriscano la partecipazione alla forza lavoro di anziani e donne. A questa sfida si affianca quella di favorire una migliore integrazione di migranti e rifugiati. Lo scenario resta complesso ed incerto. Riusciranno i governati del mondo a stabilizzare l’economia e a favore una crescita sostenibile?