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Crescita ed inflazione, questi i due valori chiave osservati dagli economisti nell’analisi dello stato di salute dell’economia globale. Lo fa anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI), prestigiosa istituzione che mira a promuovere la cooperazione monetaria globale e la stabilità finanziaria, nel suo World Economic Outlook pubblicato in questi giorni. Quali sono le prospettive per la crescita e per inflazione globale? Quali i rischi che potrebbero minare lo scenario ipotizzato? Quali politiche economiche dovrebbero attuare i governanti nelle principali economie mondiali? Vediamo in dettaglio le previsioni e le prescrizioni degli economisti dell’FMI.

 

 

Le prospettive per la crescita economica globale

Nonostante un brusco e sincronizzato innalzamento in tutto il mondo dei tassi di interesse per combattere l’inflazione, secondo l’FMI l’economia globale è rimasta insolitamente resiliente e si è evitata una recessione globale: la crescita globale rimarrà stabile ma deludente con percentuali prossime al 3,2% nel 2024 e nel 2025. Le proiezioni di crescita sono praticamente invariate rispetto a quelle del precedente World Economic Outlook. Tuttavia, sono state apportate notevoli revisioni sotto la superficie, con aggiornamenti al rialzo delle previsioni per gli Stati Uniti ed al ribasso per altre economie avanzate, in particolare i più grandi paesi europei come la Germania e la Francia. Per l’Italia le previsioni sono di una crescita del PIL pari allo 0,7% per il 2024 ed allo 0,8% per il 2025: sono stime leggermente inferiori a quelle precedenti ed a quelle recentemente ipotizzate dal governo nella bozza di bilancio.

Qui sotto la mappa della crescita economica prevista per il  2025 nei vari paesi.

 

 In estrema sintesi:

  • l’economia americana resta solida e rappresenta l’area a maggiore crescita fra le economie avanzate;
  • la crescita economica nell’area euro accelera leggermente nel 2025, ma viaggia ancora su livelli moderati, con Germania ed Italia che rappresentano i paesi a più bassa crescita fra le economie sviluppate;
  • i mercati emergenti dell’Asia restano le economie più dinamiche, ma la Cina lascia il primato della crescita all’India.

 I dati di dettaglio possono essere trovati nella tabella che segue.

 

 

L’andamento dell’inflazione globale

Secondo l’FMI la battaglia globale contro l’inflazione è stata in gran parte vinta, nonostante le pressioni sui prezzi persistano in alcuni paesi. Dopo aver raggiunto il picco del 9,4% nel 2022, si prevede che i tassi di inflazione principali raggiungeranno il 3,5% entro la fine del 2025, al di sotto del livello medio del 3,6% tra il 2000 e il 2019. Le economie avanzate torneranno ai loro obiettivi di inflazione vicini al 2%.

Qui sotto la mappa dell’inflazione prevista per il 2025 nei vari paesi.

Cosa spiega il rapido calo dell’inflazione? Secondo il rapporto dell’FMI, l’impennata e il successivo calo dell’inflazione globale riflettono una combinazione unica di shock: le interruzioni dell’offerta di beni e servizi con la pandemia, le forti pressioni della domanda con la ripresa dell’attività economica, seguite da bruschi picchi nei prezzi delle materie prime causati dalla guerra in Ucraina. Questi shock sono rientrati con l’attenuarsi delle interruzioni dell’offerta, con il forte incremento dei tassi di interesse che ha iniziato a limitare la domanda, con la normalizzazione nei mercati del lavoro (anche grazie all’immigrazione) che ha consentito all’inflazione di diminuire rapidamente senza un forte rallentamento dell’attività. Ma anche la politica monetaria ha svolto un ruolo importante, contribuendo a mantenere ancorate le aspettative di inflazione e così evitando deleterie spirali salari-prezzi ed una ripetizione della disastrosa esperienza inflazionistica degli anni ’70.

 

 

I rischi che potrebbero interrompere la crescita economica

Gli esperti dell’FMI avvertono che i rischi al ribasso per le prospettive globali stanno aumentando. Le principali incognite lungo il delineato processo di costante e moderata crescita economica sono rappresentate da: un’escalation dei conflitti regionali, una politica monetaria restrittiva per troppo tempo, una possibile ripresa della volatilità dei mercati finanziari, un rallentamento della crescita più profondo in Cina e il continuo rafforzamento delle politiche protezionistiche. Anche la strada verso la stabilità dei prezzi vede possibili ostacoli: la componente di inflazione legata ai prezzi dei servizi rimane elevata in molte regioni; inoltre, interruzioni del processo di disinflazione potrebbero essere innescate da nuovi picchi nei prezzi delle materie prime legati alle tensioni geopolitiche. A questi fattori di breve termine se ne aggiungono altri di più lungo periodo, quali l’elevato debito pubblico accumulato dalle principali economie mondiali, l’invecchiamento della popolazione e la scarsa produttività. Tutti questi elementi stanno frenando la crescita potenziale in molte economie e potrebbero rappresentare problemi insormontabili nel lungo termine.

 

 

Cosa dovrebbero fare i leader politici ed economici

Secondo l’FMI è possibile fare molto per evitare il deterioramento della situazione economica attuale e per favorire una crescita duratura e diffusa. Più in dettaglio occorre:

  • cambiare marcia nella politica fiscale di molti paesi, per garantire che il debito pubblico sia su un percorso sostenibile e per ricostruire i buffer fiscali: in sostanza occorre fare meno debiti ora in un contesto di moderata crescita per poter sostenere l’economia quando ve ne sarà urgente bisogno;
  • attuare le riforme strutturali necessarie per migliorare la produttività del lavoro, che è un volano di crescita a medio-lungo termine: in questo campo le opportunità legate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale potrebbero essere di aiuto se ben sfruttate;
  • favorire la cooperazione multilaterale fra stati, indispensabile più che mai anche per accelerare la transizione verde;
  • realizzare strategie per migliorare l’accettabilità sociale delle riforme economiche, in quanto le tensioni sociali mettono a repentaglio la pace e la stabilità economica.

In conclusione, la calibrata gestione delle finanze pubbliche, l’incremento della produttività del lavoro, un clima di collaborazione fra i vari Paesi e di pace sociale al loro interno, possono consentire di raccogliere pienamente i benefici della crescita economica futura. Si tratta di ricette che possono apparire ovvie nella loro semplicità, ma che richiedono lungimiranza per essere attuate. Riusciranno i leader mondiali delle grandi potenze economiche ad attuarle o si orienteranno verso più semplici strategie demagogiche di breve periodo? Sarà il futuro prossimo a farci una risposta.